Le migliori (e peggiori) letture dell’anno. E le anticipazioni del 2026
Il bilancio delle letture nel 2025 e qualche titolo atteso per l’anno prossimo
Adoro gli inizi, odio i finali.
Le conclusioni mi immalinconiscono ed è così anche per il bilancio di fine anno. Anche se questo 2025 è stato molto generoso, al netto delle solite ambasce e un quantitativo di imprevisti al di sopra della norma, non toglie che il wrap-up di fine dicembre – in cui si sommano successi e insuccessi, si celebrano traguardi e si fanno buoni propositi personali e professionali – ce lo risparmiamo. Il 1° gennaio si ricomincia e dubito di rivoluzionare la mia vita e di acquistare improvvisamente chissà che saggezza.
Tuttavia, il riepilogo delle letture fa eccezione. Perché è divertente, stimolante e, spero, utile per voi per appuntare qualche titolo da inserire nelle vostre wishlist. Quindi, ecco qui le migliori (e le peggiori) letture fatte quest’anno (escludo le riletture e i Mattoni, perché su quelli ci siamo già dilungati a sufficienza).
Inoltre, come da qualche anno a questa parte, alla fine ho inserito anche un altro video in cui vi parlo della rassegna dei migliori libri pubblicati nel 2025 (la maggior parte in arrivo in Italia nel 2026) ma che io non ho letto. È una lista dei libri più premiati, citati e chiacchierati dell’anno in corso, basandomi sulle tante classifiche uscite agli sgoccioli del 2025 e sulle varie discussioni online.
Questo format mi è molto utile perché 1) sono sempre incuriosita da ciò che la stampa, la critica e il pubblico segnala come particolarmente notevole e rilevante delle pubblicazioni contemporanee; 2) di solito uso questa lista per pescare i prossimi titoli da leggere tra le novità del 2026 in Italia. Infatti, tra i libri più belli che ho letto nel 2025 ce ne sono molti provenienti da questo video in cui elencavo le novità più apprezzate del 2024. Continuo, quindi, questa tradizione sperando che anche il prossimo anno mi regali tante ottime letture.
Top 10 2025
Fuori classifica, inserisco il capolavoro di Amitav Gosh, la Trilogia dell’Ibis. Ve ne ho parlato in lungo e in largo, in particolare qui. Un’opera monumentale dal punto di vista linguistico, storico e politico ma soprattutto letterario. Un’avventura caleidoscopica e magnifica, popolata da personaggi diversissimi che vi conquisteranno. Inventiva, senso di meraviglia e audacia narrativa. Non manca nulla a questi romanzi.
Scendiamo dall’astronave di Gosh e passiamo in rassegna invece gli scrittori umani.
Città in fiamme - Garth Risk Hallberg
In un mare di libri insipidi e di fast book sul tema del momento, è impagabile chiudere l’anno immergendosi nella New York incandescente e pirotecnica (ma anche sporchissima e delinquenziale) degli anni Settanta, popolata da personaggi disperati, drogati e infetti dalla stessa malattia di chi vive nelle metropoli: l’ossessione di buttarsi in un futuro turbinoso di cui non si riesce nemmeno a vedere il fondo. Perché New York è una città che ti sospinge in avanti, anche se di fronte a te c’è il vuoto.
Questo è il classico GRA (Grande Romanzo Americano), totalizzante, pieno di digressioni, troppo lungo ed eccessivo. Ma questi libri funzionano perché sono costruiti così: per essere non-necessari, quasi ridicoli nella macchinosità della trama, di un’epicità superflua e sfarzosa, illusori nel concederti la sensazione che ci sia un’architettura dietro al caos (nel modo in cui collegano storie e personaggi lontanissimi tra loro, da Long Island e Brooklyn a Park Avenue).
Città in fiamme vuole ricostruire l’anima impossibile di New York, raccontandoci di un blackout che segnerà in parte la storia di questa metropoli, in cui si ritrovano immersi artisti, musicisti, punk, terroristi, finanzieri, rampolli e altre mille cuori perduti di un luogo impossibile da abitare, figuriamoci da raccontare. Commovente, assurdo, bellissimo.Quello che possiamo sapere - Ian McEwan
Questo romanzo iperletterario e caustico è il libro giusto nel secolo giusto. Ponendo la distanza al 2119, McEwan immagina un futuro cupo ma in cui ancora c’è spazio per la letteratura e riflette, da molto tempo in avanti, sul nostro presente accidentato e sull’orlo del baratro climatico. Per far questo, come sempre, l’autore mette al centro le minuzie banali del vivere. Che poi sono tutto quello che dà significato alle nostre esistenze. Si ritorna alla cattiveria dei suoi folgoranti romanzi brevi dove l’intreccio, proprio quando pensavi di averlo capito, si ribalta improvvisamente, lasciandoti nello sconcerto più totale. Ma avevo già detto tutto qui.Martire! - Kaveh Akbar
Uno degli esordi più suggestivi e potenti degli ultimi anni, Martire! è la storia di un tossicodipendente, Cyrus Shams, un ragazzo iraniano-statunitense che si trova a riflettere sul concetto di martirio e sul suo ruolo di “vittima” della società, senza mai rassegnarsi, in realtà, a una tale banalizzazione. Anche la madre, infatti, è morta in un incidente aereo – nel 1988, pochi mesi dopo la sua nascita – causato da missili americani.
Sullo sfondo di una vicenda molto intima e drammatica, che ricostruisce la storia familiare di Cyrus, c’è la guerra fra Iran e Iraq, l’islamofobia statunitense e il senso di sradicamento di cui soffrono i migranti ma soprattutto gli artisti. Infatti l’idea di Cyrus sarà proprio quella di diventare un diverso tipo di “martire” (il romanzo gioca con il significato religioso e politico del termine), uno che sacrifica la propria vita, unicamente per l’arte, dando così un senso alla propria vita.Il giorno dell’ape - Paul Murray
Il polifonico romanzo familiare di Murray, ambientato nella provincia di Dublino negli anni appena successivi alla crisi economica del 2008, riconferma quello che ormai tutti già sappiamo: le disgrazie delle famiglie disfunzionali ci aiutano a rimettere in prospettiva i nostri problemi.
I Barnes, incapaci di comunicare tra loro e per questo impantanati nel loro dolore, ci forniscono la ricetta perfetta dell’infelicità: conformarsi ai desideri degli altri, ignorando i propri, mantenendo questo stato di mascheramento perenne, senza mai confidarsi in maniera sincera con nessuno.
Se i personaggi de Il giorno dell’ape non riescono a trovare un riscatto, possiamo, però, farlo noi, cercando di imparare dai loro silenzi e dalle loro nevrosi.
Qui la mia intervista all’autore.Olive Kitteridge - Elizabeth Strout
Come si fa a raccontare universi piccoli, come quello di una burbera, ma perspicace, insegnante di matematica in pensione nel piccolo villaggio di Crosby nel Maine, rendendoli davvero grandi? Allargando lo sguardo del lettore. Il fatto è che Olive Kitteridge è una stronza ed è presentata come tale. Ma, non solo. E qui sta tutto il cuore della scrittura di Elizabeth Strout (che ho avuto il piacere di intervistare quest’anno per il Festivaletteratura di Mantova).
I personaggi spigolosi, sgradevoli, apertamente antipatici non sono facili da seguire in romanzi canonici. Ma in un romanzo a scacchiera, diviso in racconti che ci fanno passare da una casella all’altra, possiamo osservarli da più angolazioni e prospettive, allargando il nostro sguardo e permettendo così una comprensione maggiore. E quant’è bello cambiare idea e avere queste piccole rivelazioni sulle persone! Ecco, i romanzi/racconti di Strout ci danno queste sensazioni sottili ma potenti.
Caledonian Road - Andrew O’Hagan
I romanzi che cercano di raccontare una città e il suo zeitgeist mi affascinano sempre moltissimo, ed è il motivo per cui ho amato Città in fiamme (citato poco sopra) o Il falò delle vanità di Tom Wolfe. Sulla stessa scia, Caledonian Road cerca di ricreare le atmosfere della Londra contemporanea – post Brexit e post Covid –, capitale finanziaria sempre più corrotta ma anche decadente metropoli artistica e modaiola.
Le tante (fosche) anime che popolano la City si incontrano e scontrano sulla Caledonian: dai miliardari delle criptovalute ai giovani hacker, dall’aristocrazia depravata all’intellighenzia borghese, a cui appartiene anche il nostro protagonista, campione dei valori liberali finché il suo stile di vita non ne verrà intaccato.
Un romanzo che indaga sulle correnti sotterranee che modellano la società occidentale, sempre più in crisi e sempre più ipocrita. Tanto divertente quanto disperato.Il Nix - Nathan Hill
Che cos’è il fallimento? È questa una delle tante domande che si pone lo scrittore Nathan Hill (ricordo che ne ha parlato lui stesso nella nostra chiacchierata a Mantova) nel suo primo romanzo, Il Nix, ambientato a Chicago nel 2011 (ma ricco di flashback sui movimenti della Controcultura degli anni Sessanta). E soprattutto cos’è il fallimento per una società ultraperformante come quella occidentale (e statunitense, in particolare)?
Be’, il fallimento non ha una sola faccia ma tante. Quella di Samuel, scrittore che alla soglia dei quarant’anni deve ancora consegnare il suo primo lavoro, per cui ha già ricevuto un anticipo cospicuo che si è lentamente assottigliato. Ha anche il volto di sua madre Faye, che da piccolo gli raccontava la leggenda del Nix, questo spirito norvegese che le ha rovinato la vita. Ed è, ancora, la faccia del nonno di Samuel, padre di Faye, che forse ha tenuto un segreto gigantesco dentro di se che l’ha consumato fino alle ossa.
La capacità di questo scrittore di indagare nell’intimo dei suoi personaggi – tutti feriti e pieni di sensi di colpa – si accompagna a un’analisi acuta della società (che approfondirà poi in Wellness), ma anche a una padronanza invidiabile degli stilemi del romanzesco: si sghignazza di cuore, si piange a dirotto, ci si arrabbia, ci si interroga…insomma, si sente tutto. E non è poco.Cadavere squisito - Agustina Bazterrica
Può un libro disgustoso rientrare nella categoria dei migliori libri dell’anno? Sì, se è un horror provocatorio e spietato a firma di Agustina Bazterrica, autrice argentina che conferma lo stato di grazia della letteratura sudamericana e il suo speciale sodalizio con il genere dell’orrore speculativo (si veda, per esempio, il lavoro di Mariana Enríquez).
La breve narrazione a tinte distopiche parte da una semplice premessa: cosa accadrebbe se la carne animale non fosse più commestibile? E se gli esseri umani si potessero clonare e allevare? Diventeremmo tutti cannibali? La risposta è sì. Perché quando si accetta il sistema alienante e devitalizzante degli allevamenti intensivi, si può spegnere l’etica e accettare qualsiasi cosa.
Come Sirene di Laura Pugno, altro breve romanzo che riflette sulle conseguenze del cambiamento climatico, il sessismo, lo specismo e il razzismo, anche in questa storia si specula sulle estreme conseguenze di uno stile di vita (il nostro) che accetta e dà per scontata la violenza estrema sugli altri e sugli animali. Finale micidiale e senza sconti.Darkly - Marisha Pessl
È tornata in libreria una delle mie autrici di culto, che apprezzo per l’inventiva (i romanzi sono fatti anche di trame e intrecci, ogni tanto va ribadito), la capacità combinatoria e l’abilità nel creare mondi bizzarri e occulti. Non fa eccezione Darkly, un mystery destinato ai ragazzi, che riesce a farci appassionare con un rompicampo tutto incentrato su giochi da tavolo e segreti di famiglia.
Iconico, divertente e tenero, come tutti i suoi universi narrativi. Trovate una conversazione con l’autrice sul libro sul mio canale YouTube.A pari merito, inserisco due opere a metà tra fiction e nonfiction che cercano di trasfigurare a livello letterario l’orrore della guerra e le violenze della Storia: Europe Central di William Vollmann e Apeirogon di Colum McCann.
Nel primo caso, si tratta di un libro-monstre scritto con uno stile vertiginoso e visionario. Europe Central è quasi un’allucinazione lirica che cerca di ricostruire dettagliatamente l’incubo dei due grandi dispotismi del Novecento: comunismo e nazifascismo.
Il risultato è una raccolta destabilizzante di momenti atroci ma anche sublimi delle azioni umane in tempo di guerra. I personaggi sono sia figure storiche realmente esistite sia personaggi inventati, in un caleidoscopio di voci e punti di vista frammentati ma che compongono un quadro univoco, ora straziante ora eccelso. Un libro impegnativo ma illuminante e dal linguaggio unico.Apeirogon, invece, è un libro molto più enciclopedico e dall’andamento quasi saggistico ma anche, per quanto ugualmente digressivo, più centrato sulla singola storia di due amici che perdono, in circostanze diverse ma nello stesso conflitto israelo-palestinese, le due figlie.
Anche qui, come in Vollmann c’è la volontà di mostrare gli aspetti più piccoli e nascosti della Guerra (che condiziona le vite e i territori in maniera totale e assoluta). Lo stesso titolo rimanda alla figura geometrica dagli infiniti lati dell’apeirogon. Ogni prospettiva è importante, non c’è mai solo un lato da cui guardare la verità. Si alternano capitoli divini in cui si intrecciano perfettamente storia e vite private, ad altri un po’ più tecnici e difficili da seguire ma necessari per ricollegare le tante difficoltà create dall’occupazione israeliana e da un conflitto lungo 75 anni (senza contare i molti precedenti storici e culturali).
Per le menzioni d’onore e le delusioni, vi rimando, invece, al mio video su YouTube.
Quali sono invece i libri più belli che voi avete letto? Per segnalazioni, consigli e confronti, scrivete pure nei commenti!
Manca pochissimo all’annuncio dei Mattoni 2026, qui, se volete divertirvi, c’è un toto-mattoni in corso!
A proposito di 2026, ci sono ancora una manciata di posti per il viaggio in Vietnam a Pasqua. Bisogna confermare entro il 15 gennaio. Se ci stai pensando, quindi, ricordati che ora è il momento di prenotare :)
Buon fine anno e buone letture!
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