Ritratto di signora di Henry James – Mattoni Americani 3/6
Uno dei capolavori più controversi della letteratura, capace di portarci da un quadro alla vita, da un ritratto al personaggio, dallo stereotipo alla realtà
Si parla spesso di inetti in letteratura, ma non abbastanza di veri e propri falliti. Be’, la narrativa di Henry James è piena di quelli che lui chiama “falliti con i fiocchi”. Figure che non riescono a realizzare gli impulsi della loro immaginazione. Eppure, ciascuno dei suoi eroi, e soprattutto delle sue eroine, possiede una forza magnetica tale da portare il lettore a dannarsi per le loro scelte sbagliate, semmai si possano definire così. Ancora oggi, a distanza di secoli, ci chiediamo perché sia andata così in Ritratto di signora, il capolavoro pubblicato nel 1881 dallo scrittore che veniva definito “il Maestro” dai suoi contemporanei.
Quando di solito le storie terminano in tragedia, lo accettiamo. Ma cosa pensare, invece, delle storie che hanno un finale ambiguo, in cui la psiche dei protagonisti è velata, i conflitti sono tesissimi ma non scoppiano mai del tutto? Queste sono le tipiche domande che potreste farvi leggendo un romanzo di Henry James. Ma vi posso assicurare che accanto alla frustrazione, avrete la certezza di immergervi in profondità abissali, arrivando molto vicini a vedere rappresentata tutta la complessità della vita.
James è un autore sottile, faticoso, ma soprattutto capace di grandezza, pur narrando – come molti scrittori vissuti tra Ottocento e Novecento – della penombra dei salotti, pur frugando tra le pieghe delle sottane delle signore.
Proviamo a capire insieme cosa rende ancora oggi così enigmatico – dopo anni di studi e critica – il suo romanzo più famoso e una delle protagoniste più discusse della storia della letteratura.
Per agevolare la navigazione, ho creato l’indice dell’approfondimento:
1.0 Una nobile dama o un nuovo modello di donna?
2.0 La cerimonia del tè e le convenzioni sociali
3.0 Il tema internazionale: l’Europa e gli Stati Uniti a confronto
4.0 L’ingenua Isabel Archer
5.0 Il ritratto tra arte e vita
6.0 Il matrimonio come libertà, il matrimonio come vincolo
7.0 Il finale: trionfo morale o tragico fallimento?
Puoi ascoltare l’approfondimento anche in formato podcast su tutte le piattaforme d’ascolto:
Se invece preferisci una chiacchierata in cui abbiamo parlato male di tutti i personaggi, puoi recuperare la live di discussione online su YouTube.
1.0 Una nobile dama o un nuovo modello di donna?
Era vestita di velluto nero; appariva altera e splendida (…) Incorniciata dall’arco dorato della porta, fece al nostro giovane l’effetto di un ritratto di nobile dama.
La nobile dama di cui si fa accenno in realtà non esiste. Isabel Archer non ha origini aristocratiche, è una donna moderna, appartiene a un nuovo modello di femminilità che fa del movimento, dell’indipendenza e della libertà i suoi tratti fondativi. E non è grave che venga dalla provinciale Albany perché racchiude ugualmente gli alti ideali e lo spirito statunitense: la purezza, il desiderio di conquista di nuovi territori ed esperienze, l’orgoglio ma soprattutto la giovinezza. Il suo carattere, esattamente come la nazione che l’ha generata, per quanto promettente, è ancora tutto da modellare. È a partire da questi presupposti che l’autore dipinge il suo romanzo di formazione sperimentale, in cui l’intento apparente è quello di catturare l’essenza ancora sfuggente di Isabel, darle tratto e colore e fissarla in un ritratto immortale.
Plasmare l’identità di Isabel sembra anche il proposito della signora Touchett, la zia materna che – a seguito della morte del fratello, il padre di Isabel – decide di educarla in Europa, scommettendo sull’originalità della nipote ma soprattutto contando sul suo fascino per farle da dama di compagnia. Le due donne, quindi, arrivano in Inghilterra e precisamente a Gardencourt, tenuta della famiglia e avamposto della cultura europea in cui il romanzo con un movimento circolare si apre e si chiude. È naturale che il primo contatto di Isabel con gli inglesi – il marito e il figlio della signora Touchett – avvenga durante l’ora del tè, su cui vale la pena soffermarsi.
2.0 La cerimonia del tè e le convenzioni sociali
In alcune circostanze, poche ore nella vita sono più piacevoli di quelle dedicate alla cerimonia chiamata tè pomeridiano. Vi sono circostanze in cui, sia che si prenda il tè o no — certo, alcuni non lo fanno mai — quel momento è in sé delizioso.
Mettendo in scena il rituale sociale del tè, James inquadra il romanzo in una dimensione materiale ben definita: quella del denaro. Sebbene le prime descrizioni di Isabel e il titolo stesso del romanzo ci abbiano fatto pensare a una riflessione astratta e filosofica sull’individuo, non si può ignorare che tutto sia ordinato, scandito e avviato dai meccanismi di classe, status, sesso e salute, rappresentati dall’iconografia del tè come segno delle convenzioni e della civiltà europee. Sono il denaro e le tradizioni le coordinate che ci posizionano sulla mappa sociale e da cui non si può prescindere1.
A differenza delle esplorazioni delle coscienze dei suoi predecessori – Hawthorne e Melville, fortemente condizionati dalla morale puritana – James costruisce un impianto romanzesco che agli interrogativi dell’identità contrappone delle risposte psicologiche ed economiche. In altre parole, moderne. Non è un caso che il lessico di James si poggi proprio sul gergo finanziario: sono innumerevoli le espressioni che rimandano al profitto e al guadagno, in riferimento ai rapporti umani.
Isabel, però, è restìa ad accettare una visione della vita così gretta e materialista. In quanto orfana e non abbiente, sarebbe ovvio aspettarsi da lei una ricerca attiva di un marito per ottenere sicurezza e stabilità. Ma non sono questi i suoi piani:
La maggior parte delle donne non faceva affatto nulla di sé; aspettavano, in atteggiamenti più o meno graziosamente passivi, che capitasse un uomo da qualche parte a fornirle di un destino. Isabel dava l’impressione d’avere intenzioni sue proprie; questa era la sua originalità.
Non abbraccia realisticamente la sua condizione e, anzi, vi si ribella. Da un lato, la sua splendida immaginazione è intaccata dal bovarismo (influenzata dall’eccesso di sentimentalismo di molti libri, a lungo la sua unica compagnia), dall’altro, è genuino e ammirabile questo suo bisogno di scegliere per se stessa, un desiderio di autodeterminazione tipicamente e storicamente americano e che ritroviamo incarnato anche nel personaggio di Henrietta Stackpole, l’amica giornalista di Isabel.
L’ingresso a Gardencourt di una protagonista con questa reputazione – “indipendente” è l’aggettivo con cui viene descritta dalla zia nel telegramma che anticipa il loro arrivo – destabilizza il convenzionale tè pomeridiano e simbolicamente sconquassa sia l’equilibrio domestico dei Touchett sia, in un quadro più ampio, le formalità e l’immobilismo sociale del Vecchio Mondo.
Ritratto di signora, per certi versi, è tutto qui. Un’americana che si reca in Europa per capire chi è davvero (anche se intelligentemente James fa notare che Isabel è più interessata a scoprire chi diventerà), sulla base dell’incontro con l’Altro. Ma è davvero tutto qui?
3.0 Il tema internazionale: l’Europa e gli Stati Uniti a confronto
Alla base del romanzo c’è uno dei motivi fondamentali della narrativa di James ovvero il tema internazionale, che farà poi da modello per gli autori delle generazioni successive come Hemingway, Fitzgerald e gli altri artisti espatriati in Francia nel primo Novecento. Lo stesso autore, d’altra parte, trascorse tutta la sua vita come uno straniero, un espatriato, con l’anima divisa tra i due continenti2.