Libri di conforto, “feel” more fiction – Inside Books #2
Ritrovare il piacere della lettura tra audiolibri, classici e buoni propositi di inizio anno
Veniamo da giorni che odorano di agende nuove, buoni propositi e promesse di cambiamento, in un clima di insidiosa esaltazione che, lo sappiamo, si stempererà a breve. Basterà affacciarsi alla finestra per lasciarsi deprimere dalle basse temperature di gennaio.
L’inizio dell’anno, per me, è stato così: pietroso e accidentato. Ho oscillato tra la voglia di conforto – gettandomi negli avanzi di cibo festivo e in letture dal gusto vittoriano – e l’entusiasmo per le sfide del nuovo anno, con il lancio del gruppo di lettura sui Mattoni Americani, l’annuale reading challenge su Goodreads (ho impostato l’esatto numero di libri letti nel 2023: 100) e la consueta lista di obiettivi a lungo termine, composta da banalità come risparmiare e guidare di più (uso la macchina forse una volta l’anno) e altri obiettivi più ambiziosi che non rivelo per scaramanzia.
Tra questi due atteggiamenti contraddittori, c’è anche il numero della newsletter di oggi: da un lato, il bisogno di rifugiarsi nel già noto, dall’altro, tuffo di testa in qualcosa di assurdamente complicato e che non riuscirò a fare per più di due giorni consecutivi. Ma va bene così. Credo sia inevitabile che tutte le cose nuove siano sempre irriverenti e terrificanti in egual misura.
Un po’ come l’incipit di Moby Dick – il tonante “Chiamatemi Ismaele” – che suona come una promessa e una minaccia allo stesso tempo.
Ricorrenze illustri
Nel senso, come fa uno a sapere quello che farà finché non lo fa?
La risposta è: non lo sa.
Io penso di saperlo, ma alla fin fine che ne so?
Giuro che è proprio una domanda stupida.Il giovane Holden (1951), J.D. Salinger
È passato un po’ in sordina l’anniversario della nascita di uno degli scrittori più originali, brillanti e pazzi della sua epoca. Perché J.D. Salinger, come quelli che vengono al mondo il 25 dicembre, ha avuto la sfortuna di nascere in un giorno votato ad altre ricorrenze, nel suo caso, quando l’universo è distratto dal Capodanno. Qui un bell’articolo che lo celebra.
Editoria e dintorni
Pare che stia crescendo il mercato degli audiolibri e dei podcast in Italia (sia Audible sia Storytel registrano incrementi nel numero di abbonati), anche se è all’estero che l’audio entertainment (anche noto come spoken word audio) sta davvero raggiungendo dei numeri considerevoli con il 49% degli americani che dichiara di aver ascoltato “contenuti parlati” durante l’anno.
Mi preme sottolineare un’ovvietà che tanto ovvia non è. Dalle ricerche condotte emerge che gli audiolibri non cannibalizzano le vendite del libro cartaceo. Si conferma la mia teoria per cui l’ascolto in realtà sia un’attività parallela alla lettura, completamente diversa e che a essa si accompagna. Ci ho fatto un video a riguardo.
L’errore credo sia quello di demonizzare l’ascolto considerandolo inferiore e domandarsi continuamente se ascoltare audiolibri “valga” quanto leggere un libro. Premetto che non arriverà la polizia ad arrestarvi, ma è chiaro che per certi versi siano un’attività passiva, mentre la lettura richiede una totale concentrazione e impegna parti del cervello differenti. Tuttavia, cosa importa? Se qualcosa ci intrattiene e ci soddisfa, perché privarsene?
Consiglio un articolo di Sam Apple su The Atlantic che s’intitola: Tolstoy and Chill, listening to books is more passive than reading them. That might be a good thing. Il senso è: ascoltare non sostituirà mai la lettura approfondita che solo il testo fisico può appagare. Ma vogliamo davvero analizzare a fondo qualsiasi romanzo a cui ci approcciamo o per certi libri vogliamo anche goderci semplicemente la magia di una storia? La fiction ci porta a riflettere profondamente ma anche, e direi soprattutto, a sentire profondamente.
Listening is a more passive experience than reading, yes, but, for many, it’s also a more relaxing and pleasurable experience. And the pleasure can’t be overlooked. As the literary critic Laura Miller put it to me, “Why would you even care about allusions or techniques if you don’t actually enjoy novels to begin with?”
Una preghiera per il 2024: più indulgenza. E più audiolibri.
Ti segnalo una nuova piattaforma di ascolto, Bookbeat, che sto provando da quest’anno e a cui sono affiliata. Se vuoi provarlo gratis per 60 giorni, clicca qui.
Che si legge?
Se non avete ancora la nausea per le classifiche dei migliori libri del 2023, Jack Edwards ne ha fatto un video che ho trovato, come sempre, irresistibile. Si concentra molto sulle novità – a proposito, qui i libri in lingua inglese più attesi del 2024 di LitHub – e mi ha fatto salire ancora più hype per The bee sting di Paul Murray, uno sfacciato romanzone familiare che potrei adorare.
A proposito di libri impertinenti, famiglie a pezzi e adorazione: il mio 2024 è iniziato con Demon Copperhead di Barbara Kingsolver, incensato l’anno scorso all’estero e vincitore del Pulitzer per la narrativa. È la storia di un moderno David Copperfield – l’assonanza con il classico di Charles Dickens non è un caso – catapultato negli Appalachi degli anni Novanta, regione degli Stati Uniti martoriata dall’epidemia di oppiacei e dalla crisi economica (sul tema vi suggerisco la serie Dopesick su Disney+, sulla quale ho versato tutte le mie lacrime di questa settimana). Lo stile del libro è lontanissimo dal pietismo, per quanto sia una delle letture più commoventi che mi è capitato di fare nella vita. Nonostante la voce disillusa del narratore – che racconta in prima persona l’infinita concatenazione di sfighe che l’ha colpito dal giorno della sua nascita – è facile farsi venire gli occhi lucidi per i più piccoli atti di gentilezza o umanità che raramente lo coinvolgono. È un romanzo ruvido, che con il suo tono scanzonato, denuncia i delitti contro l’infanzia che gli USA e il suo sistema economico e sociale perpetrano.
Queste rivisitazioni dei classici sono il mio genere di conforto preferito e in cui ho indugiato parecchio. Può capirmi solo chi apprezza il tipo di umorismo che fa incontrare Jane Austen ed Emily Bronte in un reel geniale. Recentemente, dopo aver inserito nella top 10 2023 L’impostore di Zadie Smith, mi sono fiondata su un’altra riscrittura postmoderna del modello vittoriano ovvero Possessione di Antonia S. Byatt. Sono genuinamente sconvolta dal fatto che nessuno mi abbia consigliato prima questo libro che urla il mio nome. Si tratta di un giallo filologico, un erudito gioco di specchi che racchiude tre dei miei elementi narrativi preferiti: polverose ricerche accademiche, ossessione per autori stramorti e protagonisti inetti ma colti. Un capolavoro, probabilmente difficile da digerire in altri momenti dell’anno perché estremamente lungo e descrittivo, ma l’ho letto durante il dolce far niente delle ferie natalizie, sicché 5 stelle immediate.
Mi piacerebbe sapere quale sia il vostro genere di conforto libresco. Quello che, come dicevamo prima, vi fa “sentire” immersi nella storia, e non solo farvi riflettere sull’architettura e le idee che stanno dietro, sopra o sotto la storia.
Mattoni Americani
Demon Copperhead nel suo essere un mattone americano contemporaneo ispirato da un mattone inglese è stata una perfetta lettura di raccordo che ha segnato il passaggio dal percorso dell’anno scorso dedicato ai classici vittoriani fino a quello di quest’anno.
Infatti, non so se l’avete sentito, ma stiamo leggendo tutti insieme appassionatamente (per ora) Moby Dick.
Prima di tutto, una questione pratica: che edizione scegliere? Ovvero quale traduzione? Ce ne sono più di 16 in commercio, capisco il dilemma. Io ho già letto in passato la traduzione di Cesarina Minoli, nella perfetta ma ormai defunta collana nera dei classici Mondadori. Per altro, tornare a casa dei miei per le vacanze e ritrovare i vecchi libri con gli appunti, le orecchie alle pagine e le citazioni sottolineate è sempre un momento di massimo ludibrio. Risfogliando il tomo, la traduzione mi è sembrata elegante ma risente del tempo e sicuramente saranno stati fatti interventi correttivi. Poi ci sono le controverse traduzioni di Cesare Pavese per Adelphi e Ottavio Fatica per Einaudi, una letteraria (ma si dice lontana dalla lingua tormentata di Melville), l’altra recentissima ma forse un po’ troppo artificiosa. Io mi ergo al di sopra delle polemiche e alternerò la traduzione di Alessandro Ceni per Feltrinelli del 2007 (ho sentito solo elogi sperticati) e quella di Pina Sergi per BUR Deluxe, illustrata da Rockwell Kent.
Se volete un quadro completo comunque c’è sia questo articolo polemico ma divertente su Linkiesta sia un pezzo di Luigi Sampietro, di foggia decisamente più pregevole, su IlSole24ore. Dello stesso autore – come introduzione al classicone che ci farà compagnia in questi due mesi – vi consiglio un altro articolo sui motivi della sua longevità. S’intitola: “La sensibilità della balena”.
Qualsiasi edizione scegliate, è affascinante sapere che c’è una storia che corre parallela a quella della letteratura statunitense ed è quella di come questi classici sono arrivati fino a noi in Italia. La storia dei protagonisti che si sono appassionati alla letteratura d’oltreoceano proprio nel momento di massimo nazionalismo e di chiusura campanilistica, di matrice fascista. Cesare Pavese, Elio Vittorini e tanti altri contribuiranno – anche con un’instancabile lavoro di traduzione – a far conoscere autori e autrici che influenzeranno in maniera determinante il Novecento italiano.
Quella cultura ci apparve insomma un luogo ideale di lavoro e di ricerca, di sudata e combattuta ricerca, e non soltanto la Babele di clamorosa efficienza, di crudele ottimismo al neon che assordava e abbacinava gli ingenui (…) Ci si accorse, durante quegli anni di studio, che l’America non era un altro paese, un nuovo inizio della storia, ma soltanto il gigantesco teatro dove con maggiore franchezza che altrove veniva recitato il dramma di tutti.
Per approfondire: La letteratura americana e altri saggi di Cesare Pavese
A proposito di storia, qui una bella conferenza di Luca Briasco sulle origini della letteratura USA, a partire dal racconto dei suoi tre romanzi fondativi: Moby Dick, La lettera scarlatta e Le avventure di Huckleberry Finn. È interessante perché dall’analisi delle tematiche introdotte dai classici – paranoia, colpa e razzismo – si tessono dei collegamenti con autori e autrici contemporanee come Philip Roth, Stephen King (di cui Briasco è traduttore) e Toni Morrison.
Era meglio il libro?
Durante le vacanze di Natale, ho visto su Amazon Prime Video il film Saltburn di Emerald Fennell, regista di cui avevo già adorato Promising Young Woman.
Non è un mistero che la pellicola ammicchi al mondo artistico e letterario (no, non sto parlando delle fan fiction che molte persone stanno scrivendo su Jacob Elordi), con il suo estetismo e le sue citazioni erudite.
Spulciando in rete alle cinque del mattino ho trovato due riferimenti che hanno alimentato l’inevitabile voglia di decadenza che il film ispira:
un carosello che compendia i libri che si mostrano all’interno del film, a partire da Harry Potter che Jacob Elordi legge semi nudo mentre mangia un gelato;
un articolo che riassume le tante ispirazioni letterarie e cinematografiche su cui si basa Saltburn. Si tratta di un compendio sul genere il lato oscuro della ricchezza. A mio parere, di gran lunga più interessanti della pellicola in sé, che risulta un po’ slavata rispetto agli originali.
Mi sono crogiolata anche nella miniserie di Netflix (sono solo 4 episodi dalla durata ragionevole) Tutta la luce che non vediamo, tratta dal romanzone omonimo di Anthony Doerr che io non ho – mi dicono ingiustamente – letto e che nel 2015 ha anche vinto il Premio Pulitzer per la narrativa.
La serie mi è sembrata un polpettone sentimentale con qualche idea intelligente giocata bene, ottima per versare delle lacrimucce tra una fetta di pandoro e l’altra. Lo dico sinceramente soddisfatta dalla visione, sono sempre alla ricerca di prodotti di conforto che riaccendano in me la speranza nel genere umano, pur parlando di nazisti macchiettistici che è facile detestare. Poi c’è un bel cast, ho ritrovato pure Louis Hofmann aka Jonas in Dark che è sempre un colpo al cuore. Se volete saperne di più, qui una recensione critica. E qui le 5 differenze con il libro.
Di Doerr vi consiglio La città tra le nuvole che è un altro intreccio dall’architettura molto ambiziosa che spazia tra diverse linee temporali e personaggi, molto distanti tra loro. È più simile alla tenue fantascienza di Cloud Atlas, scritto da David Mitchell. Anche questo è ottimo se siete nel mood del romanzo tutto trama, collegamenti, voglia di meraviglia e commozione, quando il puzzle della storia si completa sotto il vostro sguardo stupefatto. Appartengono alla categoria anche Il sussurro del mondo di Richard Powers e La casa di marzapane di Jennifer Egan.
Ho scritto troppo anche oggi. Buone letture e buon inizio 2024!
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Grazie per questa newsletter ricca. La discussione attorno agli audiolibri mi sembra cugina di quella attorno agli ebook. Spesso partono entrambe dal presupposto di "vale/non vale" "si può/non si può" che non condivido. Mi convince, invece, il tuo passaggio sull'ascolto passivo e sull'immergersi nella finzione. Le mie abitudini di lettura mi suggeriscono che alcuni formati, per me, funzionano meglio con alcuni generi e caratteristiche. Per la saggistica, ad esempio, noto che il cartaceo mi aiuta a ricordare e a riflettere di più. Per la narrativa breve, l'audio mi garantisce più immersione. L'ebook è diventato il formato misto, particolarmente adatto ai page-turner, ai mattoni e a quei testi dove avere il dizionario a portata di clic si rivela utilissimo. Per questo, penso che ridurre la discussione a una scelta rigida tra cosa "è meglio" e cosa "è peggio" disperda più di un'occasione di riflessione, in primis quella sull'accessibilità dei testi (per cui la preferenza di un formato si rivela tutt'altro che un vezzo).
Ciao, newsletter interessantissima e piena di spunti, grazie mille.
Per quanto riguarda gli audiobook vorrei aggiungere una cosa: sono dislessica e con il tempo ho capito che utilizzando un ereader modificando font e interline, ho meno "problemi" nella lettura ma se al supporto corretto aggiungo anche l'audiolibro per me le lettura diventa moooooolto piú accessibile. Penso soprattutto ai periodi di stanchezza, in cui leggere per me diventa ancora piú complicato.
Aggiungo inoltre che se un libro mi piace particolarmente compro anche il cartaceo e lo tengo in libreira :)