Rischiamo di annegare nel bisogno di novità a tutti i costi? – Inside Books #6
Come bilanciare la lettura di classici con la scoperta di nuovi autrici e autori contemporanei?
La milionesima cerimonia degli Oscar – che non ho seguito in quanto incapace di mantenermi cosciente dopo mezzanotte, se non assumo droga – mi ha riportato in mente una sensazione che ricorre tutti gli anni in questo periodo: il fervore che si manifesta nelle settimane precedenti alla premiazione e il conseguente tentativo (per lo più fallito) di vedere tutti i film candidati, almeno nelle categorie principali.
Addirittura quest’anno la pressione mediatica mi ha portato a tornare al cinema in maniera costante (intendo, quasi tutte le settimane da gennaio) dopo tre anni di latitanza. Un’abitudine che spero di mantenere, in realtà, e che associo al recupero di un tesoro prezioso: la capacità di vedere un film dall’inizio alla fine, senza distrazioni, concentrandomi unicamente sullo schermo. Lo streaming infatti ha frantumato del tutto quest’abilità e la visione di una pellicola a casa equivale ai festeggiamenti di un matrimonio al Sud, spalmati su tre giorni, con prolungate pause digestive tra una portata e l’altra. Non posso fare a meno di interrompere ogni 5 minuti la riproduzione per rispondere alle notifiche, fare altro in casa o semplicemente dedicarmi allo scrolling. Quindi: che bello tornare al cinema!
Sono molto contenta poi per la vittoria come “miglior film straniero” de La zona d’interesse, tratto da un romanzo di Martin Amis. A proposito, trovate qui una guida letteraria agli Oscar 2024 (i film sono sempre più dipendenti dalla letteratura? Pare di sì, perché forse c’è sempre più la necessità di calamitare un pubblico già “esistente” e già interessato alla storia) e invece qui trovate un articolo con una raccolta di libri che spiegano come funziona Hollywood.
Oltre a regalarci dei bellissimi meme (qui ad esempio la mia genuina reazione dopo aver finalmente realizzato di poter avere tra le mani Aut-Aut di Batuman), questo tipo di eventi mediatici enfatizza ancora di più la sensazione di dover stare al passo con l’industria culturale. Ci sono alcuni periodi dove anche il mercato editoriale “crea” questo genere di hype e l’avvicinarsi della primavera è uno di quei periodi. Generalmente dall’inizio di marzo, inizia il cicaleggio per le fiere editoriali (BookPride, LibriCome, Salone del Libro, ecc.) e aumentano esponenzialmente le novità succulente in libreria, non tanto quelle di grandi autori mainstream (che di solito si lanciano per Natale) ma più nuove proposte di literary fiction che magari all’estero sono andate bene e si offrono al mercato italiano. Non è un caso che si concentrino proprio in concomitanza con gli eventi letterari come le fiere perché si moltiplicano le opportunità di visibilità per autori ed editori. Qui un articolo che spiega in parte come si organizza il calendario editoriale dell’anno.
È inutile quindi negare che la vita di noi lettori sia contagiata – come in altri ambiti – dall’esigenza di essere aggiornati su tutto, di generare un’opinione istantanea sugli argomenti di tendenza, di creare contenuti sul tema e ovviamente di leggere TUTTO quello che esce. È il fascino della novità.
Trovate sotto (ma anche qui) una rappresentazione accurata della mia condizione attuale mentre cerco di barcamenarmi tra un gruppo di lettura dedicato ai classici, i 300 e più libri ancora non letti nella mia libreria e la caterva di libri in uscita in questi mesi che mi tentano:
L’elenco di proposte del solo mese di marzo è davvero lungo, fare una selezione non è stato semplicissimo ed è inutile parlarvi ancora di Batuman (ma se non siete stufi, qui un reading vlog sulla mia rilettura de L’idiota).
No, non ho ancora iniziato Aut-Aut (il seguito de L’idiota) visto che sono sommersa dai libri da leggere e quest’ansia porta a una sorta di paralisi da troppa scelta. Ecco un altro sgradevole effetto negativo del mercato: il senso di schiacciamento. A complicare le cose mi è arrivato anche il nuovo romanzo di Makkai (un altro campus novel, è una congiura?) che mi chiama come una sirena. Se solo le bollette si pagassero in libri letti…
Altri titoli che stanno sabotando i miei piani di lettura:
Il canto del profeta di Paul Lynch, vincitore del Booker Prize, pubblicato l’8 marzo da 66thand2nd. Un distopico che racconta con quanta facilità l’Irlanda, democrazia del ricco Occidente, scivoli verso l’autocrazia.
Leggere pericolosamente di Azar Nafisi, uscito il 5 marzo per Adelphi. Categoria: books on books. Già autrice di Leggere Lolita a Teheran che mi trovo spesso a rileggere, Azar Nafisi torna a immergersi nei libri che più ha amato, intrecciando racconto autobiografico e riflessione sul potere sovversivo della letteratura. Tutto di questo libro urla il mio nome.
Tutto è meraviglia di Ann Napolitano (Mondadori) reinterpreta in chiave contemporanea Piccole donne di Louisa May Alcott ma è associato anche a L’amica geniale di Ferrante. Un romanzo familiare che ho visto spesso citato in America ma non capisco se è un libro fuffa o meno, nel dubbio è in lista.
Frontiera, il nuovo saggio di Francesco Costa sugli Stati Uniti. Con il nostro programma di lettura sull’America, figuriamoci se mi lascio sfuggire un libro sul “nuovo secolo” degli USA.
Fortunatamente la lista di libri da leggere è compensata dalla lista di libri letti. Qui le mie opinioni sulle ultime letture, segnalo in particolare Le nostri mogli negli abissi che finisce dritto dritto nello scaffale “libri che ti ribaltano”. All’interno del video cito anche La foresta della notte di Dunja Barnes, un libro enigmatico con una delle prime rappresentazioni delle relazioni lesbiche e di persone trans. Se ne parla meglio qui. Sempre in questo libro una frase che mi ha spezzato il cuore e riempito di meraviglia: “Gira in cerca di ciò che ha paura di trovare – Robin. Partorirà guai, con quel suo correre e agitarsi e cercare di riportare a casa il mondo”. Potete usarla per rimorchiare, prego.
La sensazione di essere travolti dai contenuti è tipica del nostro tempo. Forse è anche questo il motivo per cui sento la necessità di alternare alla letteratura contemporanea quella dei classici. Mi sembra terapeutico scivolare in un’altra epoca con un’altra concezione non solo del tempo fisico ma anche del tempo della scrittura in sé che non è accelerata artificiosamente per assecondare la nostra bassissima capacità di attenzione, come spesso noto nella contemporaneità. Leggere classici quindi è anche un allenamento per conservare intatti concentrazione e spirito d’osservazione.
Per me i classici sono le basi da cui ripartire ogni volta che mi sento affaticata dalla mia vita o, in generale, dalle mode e dalle novità. Infatti è stato rinfrancante leggere proprio della vacuità delle tendenze e della futilità dei riti sociali in Edith Wharton. Lo sapevate che Gossip Girl è in gran parte ispirato alla satira di questa donna? Qui i dettagli.
Vi consiglio di leggere con noi Wharton – è la seconda tappa dei Mattoni Americani – anche per scardinare il pregiudizio secondo cui la lettura dei classici è complessa o respingente. La scrittura è cristallina, composta da dialoghi arguti e osservazioni taglienti.
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A riprova di un giusto bilanciamento tra letteratura classica e contemporanea (aggiungerei anche letteratura di genere), mi sono imbattuta in questo passaggio de Il canone americano di Harold Bloom:
Avremo mai altre romanziere originali e superbe come Austen, George Eliot e Woolf, o una poetessa straordinaria e intelligente come Dickinson? Più di mezzo secolo dopo la morte di Woolf, quest’ultima non ha rivali tra romanziere o critici di sesso femminile, sebbene queste ultime godano della liberazione da lei profetizzata. Come osserva Woolf, se mai è esistita una sorella di Shakespeare, quella era Austen, che scrisse due secoli fa. Non vi sono condizioni o contesti sociali che incoraggino necessariamente la produzione di grande letteratura, anche se ci occorrerà ancora molto tempo per imparare questa scomoda verità. Come constateremo tra pochi anni, oggi non siamo certo inondati da capolavori istantanei. Nessuna romanziera americana vivente, di qualsiasi razza o ideologia, è paragonabile a Edith Wharton o Willa Cather in termini di eminenza estetica, né ora abbiamo poetesse che si avvicinino a Marianne Moore o Elizabeth Bishop. Semplicemente le arti non sono progressive.
Queste parole mi hanno rasserenato e ritengo che possano pacificare i lati peggiori della nostra nevrastenia – intesa come il sociologo Simmel – ovvero quell’ansia di cogliere tutte le opportunità, di essere al passo con i tempi e di cedere a qualsiasi tentazione, capriccio o moda. In letteratura non serve né la fretta né l’accumulo, non è un concorso a premi e se qualcosa è davvero bello, rimarrà o ritornerà.
Volete delle prove? Eccole.
Proprio sulle trappole delle mode editoriali, recentemente ho visto anche American Fiction (Prime Video) in cui si esplorano tutte le storture del politicamente corretto (quello vero) dal punto di vista di uno scrittore afroamericano che viene rimproverato di non scrivere tematiche “nere”. È una satira su come l’assecondare solo un certo racconto “comodo” della realtà possa rafforzare i nostri pregiudizi, anziché decostruirli. Il film, vincitore dell’Oscar come miglior sceneggiatura non originale, ha riportato attenzione sul romanzo da cui è tratto, Erasure di Percival Everett che viene ripubblicato in una nuova edizione da La Nave di Teseo. Pare essere MOLTO più radicale del libro.
A proposito di grandi ritorni, ce ne sono altri che mostrano quanto la vita di un libro non si riduca mai al momento presente ma, anzi, il libro in sé è uno straordinario congegno che viaggia nel passato e nel futuro.
Fazi ripubblicherà la Trilogia dei Balcani (1960) di Olivia Manning, già considerata un classico nel Regno Unito (l’introduzione è di Rachel Cusk), ma non troppo conosciuta in Italia. Ho letto in anteprima il primo volume, La grande fortuna (esce il 19 marzo) e ci ho sguazzato: in gran parte autobiografico (la scrittrice fu corrispondente per la BBC), racconta il temporaneo soggiorno di due novelli sposi legati al British Council in una Bucarest terrorizzata da una probabile invasione nazista nel 1939. Pensate che sia un cattivo investimento puntare sugli autori morti? Sappiate che dopo questa lettura ho prenotato un weekend lungo a Bucarest!
Gli autori trapassati sono ancora capaci di smuovere il mercato, gente. Altre prove del magico potere di immortalità conferito ai libri?
Il 1° marzo è tornato in vita in libreria per La Nuova Frontiera, Orso di Marian Engel (pubblicato originariamente nel 1976 e in Italia nel 2019), nella traduzione di Veronica Raimo. Un romanzo di culto, controverso, sulla riscoperta della propria animalità sopita. Lou, un’archivista, accetta di trasferirsi per l’estate su una sperduta isola del Grande Nord canadese per catalogare un lascito bibliotecario. Qui scopre che dietro alla casa, in un capanno, vive un orso con cui avrà una strana relazione.
Del 1986 invece è Schiavi di New York di Tama Janowitz che resuscita grazie a Accento Edizioni. L’icona degli anni Ottanta non è mai stata molto nota in Italia, a differenza delle altre figure di punta del brat pack letterario (Bret Easton Ellis e Jay McInerney). È l’occasione di riscoprirla con il suo romanzo più celebre che descrive “una fauna stralunata, composta da artisti emergenti, stilisti in erba, aspiranti registi, prostitute occasionali, tutti apparentemente incapaci di trovare la realizzazione personale e la felicità, ma soprattutto costretti a ogni tipo di compromesso pur di non rinunciare al sogno che la città rappresenta per loro”.
Memo
Il 22 marzo ci vediamo in libreria per la seconda tappa dei Mattoni Americani alla libreria Hoepli di Milano. Non vedo l’ora di timbrare i vostri passaporti. Per chi è riuscito a prenotare il proprio posto.
Per tutti gli altri: approfondiremo online con un focus e una live dedicata a L’età dell’innocenza di Edith Wharton nel mese di aprile, tra un ponte e l’altro.
Il 23 marzo alle 18 sarò qui per un evento di Storytel e MUBI in cui verrà proiettato Anatomia di una caduta e registrata una puntata di C’era una volta il cinema con ospite speciale Stefano Nazzi. Se ci siete, battete un colpo. È necessaria la prenotazione ma è già tutto pieno, potete mettervi in lista d’attesa.
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Anche oggi ho blaterato troppo.
Buone letture!
Se hai dei suggerimenti su tematiche da affrontare, libri, meme e/o dritte di ogni tipo, scrivimi pure sui miei account social. Se vuoi informazioni sull’abbonamento scrivi a: info@nredizioni.it
Ammetto che negli ultimi anni mi faccio distrarre dalle novitá editoriali ( complici video di yt e una libraria di fiducia molto convincente) nonnostante la mia libreria sia piena di classici accumulati da me e madre negli anni. Per questo i tuoi gruppi di lettura sui classici sono una manna