Il libro è l’alternativa cool allo smartphone? – Inside Books #7
Di reading party, ritiri di lettura e altri modi per ignorare la vita reale
Ho capito finalmente cosa voglio fare nella vita: organizzare reading party e ritiri di lettura. Sulla prima opzione, inizio a lavorarci. A questo proposito, si accettano candidature per locali disposti ad accoglierci. Sulla seconda opzione, invece, sono già instradata, proprio questo mese ce ne andiamo in montagna a leggere con un gruppetto ben nutrito e sono già aperte le prenotazioni per un’altra data nella prima parte dell’estate (28-30 giugno) in Trentino, nella Val di Sole, con un trekking incredibile nel Parco Naturale dello Stelvio! Non vedo l’ora, sbrigatevi perché i posti non sono tantissimi. Tutte le info qui.
Come mai c’è tutta questa voglia di isolarsi e leggere, vi chiederete. A diventare virale, però, non sembra tanto la lettura in sé, ma più il mostrarsi controcorrente rispetto alla tecnologia imperante: il libro è l’alternativa cool allo smartphone, un altro modo per distinguersi, insomma. Avrete notato come negli ultimi tre anni ci sia stato una gemmazione di book club aperti dalle it-girl e dalle star di Hollywood (Dua Lipa, Natalie Portman, Emma Watson…), ma ha anche iniziato a emergere la figura del book stylist, un professionista che sceglie accuratamente per i VIP un libro da mostrare in pubblico per dare un’immagine di sé più alta, più profonda culturalmente e soprattutto più esclusiva.
Anche nella moda, si iniziano a imporre queste nuove estetiche legate alla lettura: un recente trend è quello del look librarian-chic, ma in maniera più disordinata e underground sono tante le tendenze che traggono ispirazione dalla letteratura o usano la letteratura come accessorio (dark academia, sad hot girl, ecc.). Non state lì a impazzire per capire le differenze, tanto queste etichette e queste mode si eclissano molto in fretta o cambiano nome. Comunque a me un armadio da librarian non dispiacerebbe…
Nell’èra dell’immagine tutto si feticizza e diventa “-core”. Il suffisso -core (in inglese nucleo, essenza) è utilizzato per descrivere l’essenza di un determinato trend, un fenomeno social, un tipo di estetica. Spesso si traduce anche formalmente in un vero e proprio stile di montaggio che usa collage, clip brevi, musica e giustapposizioni provenienti da media diversi (compresi i libri) per ricreare un mondo, un mood, o più semplicemente per evocare un’atmosfera.
Di questo argomento ne ha parlato benissimo Alina, una creator che sto amando profondamente e che si occupa di letteratura e social con un approccio molto maturo e analitico. Per una futura evoluzione del mio canale YouTube, vorrei prendere ispirazione da lei e concentrami molto di più sui video tematici, ben commentati e ricchi di fonti.
Ritorniamo per un attimo alla domanda: perché leggere è diventato così cool? Credo che questa esplosione sia da ricondurre al bisogno identitario di mostrare la propria personalità attraverso hobby e passioni che, a seconda della fase storica, vengono considerati più o meno conformisti, più o meno alternativi. La moda, come diceva il sociologo Simmel, è un cerchio: ciò che è in oggi diventerà out domani, perché l’unico significato dietro un trend è la novità, la sua capacità di distinguersi da ciò che ormai è diventato mainstream. Un processo sociale che è sempre esistito e che si è accelerato prima con l’avvento della società di massa e poi con l’ubiquità di internet e dei social media che, per loro natura, incitano alla viralità. La marea di tendenze da seguire obbliga chi abita le reti sociali a rinnovare il più rapidamente possibile i propri contenuti, in modo da assicurarsi di essere sempre tra i primi a cavalcare l’onda nuova che sta per arrivare e, al contempo, distinguersi dagli altri.
Il meccanismo sociale che ci spinge a ribellarci alla moda e a soccomberle quindi è sempre lo stesso dall’alba dei tempi. Ciò che cambia è la velocità con cui oggi saltiamo da un “core” all’altro. Forse la soluzione è davvero fermarsi e assumere un atteggiamento serafico. Forse la soluzione è leggere un libro. Il mio rimedio a tutto, almeno per me, è quello.
Che si legge?
In questo periodo professionalmente frenetico e abbastanza faticoso – in fondo alla newsletter ho segnato i tanti appuntamenti in programma a maggio – ho trovato grande conforto nella prosa distesa di André Gide ne I Falsari. Non so se influenzata dal fatto che l’autore sia considerato un grande sperimentatore, ma pensavo avesse uno stile di difficile digestione, un fraseggio scattoso e geroglifico, come spesso succede nei modernisti e negli autori dei primi decenni del Novecento. Invece la sua è una scrittura ampia, chiarissima, praticamente trasparente, che segue i movimenti dell’anima.
La trama è inconsistente: seguiamo le vicende di un gruppo di studenti – più o meno legati agli ambienti intellettuali – nella Parigi degli anni Venti. Si parla dell’ascendente che gli altri hanno su di noi, del potere del conformismo e di tutte le pose che assumiamo quando siamo giovani e fingiamo continuamente di essere diversi da quelli che siamo, di provare sentimenti diversi da quelli che proviamo, di quando ci ostiniamo a recitare come attori su un palcoscenico. Praticamente tutto quello che è ancora attuale oggi, amplificato dalle dinamiche social. Mi ha ricordato tantissimo il senso di inadeguatezza e vulnerabilità emotiva di Selin ne L’idiota e in Aut-Aut di Elif Batuman. Inoltre, anche questo è un testo di metaletteratura (dove i protagonisti parlano a lungo del come scrivere, del perché, del quando ecc.). Ma di quest’analogia parliamo un’altra volta. Prima di quanto pensiate.
Aggiungo che ho finito di ascoltare su Audible Nessuno torna indietro di Alba De Cespedes, un altro romanzo di formazione su 8 ragazze molto diverse tra loro, ambientato negli anni Trenta del Novecento in un collegio romano. Giuro che uscirò da questa monomania accademica, ma non prima di averci scritto qualcosa a riguardo ed esorcizzare così quest’ossessione.
A proposito di fermarsi un attimo a leggere un libro, ho pubblicato un video che risponde a una domanda che mi fate spessissimo: da quali titoli partire per iniziare a leggere i classici? L’ansia per le novità editoriali a volte è troppa quindi non posso che essere felice di questo rinnovato amore per gli autori e le autrici morte da tempo. Almeno loro non si ingrugnano se non ti spertichi in elogi sulla loro opera. Trovate i miei consigli su come riavvicinarsi o accostarsi per la prima volta al Club Letteratura Stantia qui.
Prosegue poi la mia collaborazione con NeN che mi supporta nel tentativo di far leggere mattonazzi a quanta più gente possibile. Così come io sono felice di supportare loro nel cambiare un filino le nostre abitudini energetiche, pesando meno sulla bolletta e sull’ambiente. Il loro servizio Le Basi infatti vi permetterà di monitorare meglio i vostri consumi, di risparmiare i vostri soldi e di non sprecare energia in modo stupido. Fatevi furbi e passate a NeN.
C’è un codice sconto per voi, è ILENIAXNEN e vale 48 Euro per ogni fornitura attivata. Se vi va di leggere altri dettagli, potete cliccare sul banner o qui.
Editoria e dintorni
Cosa è successo nel frattempo nel mercato editoriale?
Lo sanno anche i muri ma Philip Roth non sarà più pubblicato da Einaudi perché dopo un’asta sanguinaria (non credo) i diritti sono passati ad Adelphi. Il mio sentore era che Roth non avesse mai venduto cifre eclatanti con la casa editrice torinese, e infatti una fonte me l’ha confermato: nel 2023 tutte le opere di Roth hanno venduto complessivamente circa 33mila copie, tra cui Pastorale Americana che ha di poco superato le 8mila copie nel corso dell’anno. Quindi se Adelphi – come ha già dimostrato di saper fare – compirà un’operazione miracolosa di rilancio del gigante americano in Italia, sarò la prima a gioirne. Detto ciò, ho comunque recuperato tutti i titoli che mi mancavano della collana Einaudi per avere la collezione coerente e completa? Sì. Oh, c’era il 20% di sconto sui tascabili. In attesa di scoprire di più su quello che succederà, qui un carosello satirico di come potrebbero apparire le copertine rothiane di Adelphi.
Qui una bella intervista a Ottessa Moshfegh – scusate, commento tecnico: quanto è figa? – che è venuta in Italia per presentare un suo vecchio titolo, McGlue, che magicamente è stato pubblicato ora da Feltrinelli. Piango perché dovevo esserci anch’io quel giorno ma dovevo lavorare. Storia triste e sempre attuale. Perché non hai fatto questo? Perché non sei andata lì? Perché dovevo lavorare. Non mi dolgo troppo perché ho già avuto la fortuna di incontrarla. La aspettiamo per il prossimo (e si spera nuovo) titolo. Pare inoltre che Andrew Haigh (di cui potreste aver visto di recente al cinema Estranei con Paul Mescal e Andrew Scott) dirigerà una pellicola basata proprio su McGlue.
Ecco i dodici candidati al Premio Strega 2024. A giugno la cinquina, a luglio la premiazione. Lungi da me trarre giudizi su libri che non ho letto ma sembra un’edizione un po’ scarica. Non mi sembra ci sia il titolone. In compenso, il Premio Strega Europeo sembra più entusiasmante (ho Il canto del profeta di Lynch sul comodino ma mi ispira molto anche L’educazione fisica di Rosario Villajos)
Un altro profeta ad arrivare in libreria è l’omonimo titolo di Helen McDonald (di cui ho adorato il memoir, Io e Mabel o l’arte della falconeria) e Sin Blaché. Si tratta di un romanzo di fantascienza a quattro mani con una trama originalissima, un po’ alla The Leftovers.
Ogni tanto escono delle classifiche di libri senza che ci sia un motivo specifico che non sia quello di
far incazzare qualcunocreare dibattito. Recentemente The Atlantic ha pubblicato una lista di 136 titoli che andrebbero a comporre il canone del Grande Romanzo Americano. Andate a commentare indignati sulle scelte fatte ma anche a segnare un po’ di librini.È stato digitalizzato Tutto Calvino in un portale unico al mondo.
Volete sapere quali sono i gatti più cattivi della letteratura? LitHub ha risposto.
Era meglio il libro
Dopo aver ghignato e frignato a profusione con la serie Derry Girls – una sitcom short and sweet di Lisa McGee, ambientata nell’Irlanda del Nord durante i Troubles degli anni Novanta, con al centro le vicende bizzarre di un gruppo di studentesse di una scuola cattolica, capeggiate da un’aspirante scrittrice – ho continuato a campeggiare su Netflix, decidendomi a tuffarmi nella novità del momento ovvero Il problema dei tre corpi, tratto da una serie di romanzi di fantascienza cinese scritta da Liu Cixin (e che conto di riascoltare su Storytel).
È una bizzarra combinazione tra romanzo storico – che parte dalla Rivoluzione culturale in Cina – e futurismo che usa l’avvento di una razza aliena sulla Terra per riflettere sull’oscurantismo religioso, i sentimenti antiscientifici ma al contempo le capacità di resilienza umane, l’abilità nel trovare soluzioni tecniche per la sopravvivenza così come lo spirito di sacrificio che fa progredire le civiltà, a dispetto di problemi apparentemente insolubili e di condizioni ambientali impossibili.
La serie è sviluppata dal duo di sceneggiatori di Game of Thrones – ultimo grande evento della storia televisiva nell’epoca digitale – ovvero gli strapagati David Benioff e D. B. Weiss. L’intento di Netflix è quello di trasformare questo investimento gigantesco in un solido franchise, creare l’equivalente dei colossal hollywoodiani, un asso pigliatutto che catalizzi l’attenzione mediatica degli spettatori e si imponga come modello di riferimento (un po’ come Prime Video ha fatto con la costosissima serie su Gli anelli del potere).
Perché, nonostante il modello della coda lunga sia alla base del loro business, nell’epoca delle streaming wars in cui sono ormai troppe le piattaforme di abbonamento tra cui scegliere, è meglio concentrare la produzione su una serie bestseller piuttosto che su un centinaio di serie mediocri. Infatti, anche a livello pubblicitario lo sforzo è stato ingente, con la campagna di guerrilla marketing “Siete insetti”.
Purtroppo, dopo i primi episodi molto stuzzicanti, secondo me, la serie non mantiene assolutamente le premesse epiche e, complice la scarsissima capacità attoriale dei protagonisti, la narrazione diventa sempre più posticcia e intricata per colpa di spiegoni scientifici traballanti e dialoghi macchinosi. Comunque continuerò a seguire perché la storia è davvero promettente, sebbene l’esecuzione abbia deluso.
Appuntamenti e miscellanea
Sarò presente al Festival Chiasso Letteraria, il 4 e il 5 maggio, fate un salto? Qui gli eventi in cui interverrò. Sono molto emozionata per l’intervista a Rachel Yoder, autrice di Nightbitch, ma ci sarà modo di chiacchierare in libertà per tutto il weekend.
Anticipo che anche quest’anno farò un salto al Salone del Libro di Torino (9-13 maggio 2024). Probabilmente ci sarò solo il sabato (e forse la domenica mattina, se trovo un giaciglio per la notte). Ci teniamo aggiornati su Instagram per i vari salutini e raduni del caso.
Altri codici sconti attiviBookbeat – Prova gratis per 40 ore un catalogo di oltre 900.000 audiolibri con il codice conamoreesquallore. Segnalo La zona d’interesse di Amis se volete recuperarlo.
Codice ILENIAZO per Satispay – 5 euro di bonus per pagare nei negozi, risparmiare e scambiare denaro con i tuoi contatti in maniera sicura e veloce con il tuo smartphone.
Anche per oggi ho strabordato, buone letture, buoni ponti (anche se probabilmente ci sentiremo nel bel mezzo di uno dei ponti) e buona primavera! Immaginatemi così:
Se hai dei suggerimenti su tematiche da affrontare, libri, meme e/o dritte di ogni tipo, scrivimi pure sui miei account social. Se vuoi informazioni sull’abbonamento scrivi a: info@nredizioni.it
Inside Books di Ilenia Zodiaco è prodotto in collaborazione con NightReview e NR edizioni – ISSN 2975-271X
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