La tanto vituperata letteratura per ragazzi – Inside Books #39
L’evoluzione della narrativa young adult (e non solo) e l’intervista a Nicoletta Verna
Prima di affrontare il tema – a cui tengo tantissimo – della newsletter di oggi, un’informazione di servizio:
Il 16 dicembre festeggiamo il 250 compleanno di Jane Austen con un reading party speciale! Dalle 18.30 alle 20.30, presso Ares Edizioni, Via Santa Croce 20/2 a Milano, abbiamo pensato di organizzare una serata gioco con quiz, letture e un aperitivo austeniano. Ci sono solo 20 posti disponibili, il costo della partecipazione è di 20 euro e includerà (oltre all’aperitivo) anche un libro di Neri Pozza in omaggio sulla cara scrittrice inglese. Per iscriversi inviare un’email a alessia.soldati@edizioniares.it con oggetto: Iscrizione Evento Jane Austen.
Questo numero di Inside Books è realizzato grazie al sostegno di Rizzoli Ragazzi.
Chiudete gli occhi e immaginate il momento in cui vi siete innamorati della lettura per la prima volta. Probabilmente non vi ricorderete l’istante preciso. Forse, però, saprete individuare all’incirca la vostra età. Quasi certamente eravate ancora piccoli e il libro che vi ha permesso di precipitare felicemente in una dimensione eccitante e meravigliosa era un libro per ragazzi o bambini.
Da Matilda alla saga del Mondodisco, da Harry Potter fino a Narnia, da La storia infinita a Artemis Fowl, dal ciclo di Bartimeus alla trilogia di Queste oscure materie, da Hunger Games a Piccole donne. Cos’hanno in comune tutti questi titoli, ormai entrati nelle librerie di casa e nelle biblioteche di tantissime scuole nel mondo? Sono tutte storie destinate primariamente ai giovani lettori. Sì, perché il fatto straordinario, che molti dimenticano, è che la letteratura per ragazzi si può leggere a ogni età.
Gli autori che hanno dedicato tutta o parte della loro carriera alla narrativa per ragazzi sono tantissimi, in qualsiasi momento della storia della letteratura, dal passato alla contemporaneità: Terry Pratchett, Roald Dahl, Lemony Snicket, Astrid Lindgren, Frances Hardinge, Aidan Chambers, Michael Ende, C.S. Lewis, Philip Pullman, A. A. Milne, Tove Jansson, J. K. Rowling, Jonathan Stroud, Leigh Bardugo, Patrick Ness, Rick Riordan, Suzanne Collins, Frances Burnett, Marisha Pessl, Michael Bond, Bianca Pitzorno, Gianni Rodari, Louisa May Alcott, Cornelia Funke, Emilio Salgari.
Quanti di noi sarebbero diventati dei lettori senza questi autori? Senza essere incappati in storie di scoperta, avventura e della sfida di diventare grandi in un mondo alieno alla fantasia e alla diversità?
Persino scrittori entrati nel canone della letteratura per adulti si sono cimentati, in momenti diversi della loro vita, nella narrativa per ragazzi, capendone la rilevanza e soprattutto l’immenso potenziale. Sto parlando di Stephen King, Dino Buzzati, Italo Calvino e Elsa Morante, che addirittura sosteneva che il mondo sarebbe stato salvato dai ragazzini e dalle nuove generazioni.
L’impatto della narrativa per ragazzi è testimoniato anche dall’enorme rilevanza nel nostro immaginario di alcune collane editoriali come Gli istrici di Salani e Il Battello a Vapore o di storie e personaggi dal successo inesauribile come la serie di Piccoli Brividi, Geronimo Stilton e le W.I.T.C.H., un fumetto italiano diventato in breve un fenomeno di culto, tradotto in 27 lingue e pubblicato in oltre 70 paesi.
E oggi? Sicuramente il panorama è cambiato, anche per via di una trasformazione epocale dell’orizzonte mediatico. I contenuti si sono centuplicati e sono distribuiti su innumerevoli piattaforme, che rendono l’immaginario collettivo ormai troppo frammentato per far emergere (e soprattutto lasciare che si impongano) prodotti mainstream univoci.
La stessa parola “mainstream” ha, in effetti, perso di valore perché, di fatto, non esiste più “un solo flusso”, ma tante nicchie e tanti torrenti che hanno deviato dal corso principale. È vero che esistono ancora trend generazionali e prodotti legati a una specifica età (come, per esempio, la musica trap) ma i confini si sono fatti sempre più labili.
Uno stesso gruppo di persone, per quanto omogeneo, non guarda e non legge più le stesse cose (come facevano i millennial, tutti attaccati alla TV alle 14:00 per vedere Dragon Ball o in fila per aggiudicarsi una copia dell’ultimo romanzo di Harry Potter). In generale, è più complesso ricreare fenomeni generazionali così sbaraglianti, anche perché scoprirli è diventato più difficile. Si pubblica così tanto che orientarsi è come cercare di trovare l’ago nel pagliaio.
Eppure, proprio per questo, la letteratura per ragazzi dovrebbe essere ancora più curata e presa in considerazione. È la porta d’ingresso dei ragazzi a quel modo speciale d’interpretare il mondo che è la Letteratura: è importante creare dei prodotti culturali credibili, forti e di qualità.
Le storie più belle sono sia dei mezzi di esplorazione sicura dell’esperienza umana, ma sono anche utili per abbattere i pregiudizi, per immaginare nuove possibilità, per riconoscere una maggiore varietà della vita e della realtà. Non si tratta solo di arricchimento, ma anche di un vero e proprio modo di imparare.
Le storie complesse ci permettono di sottoporci al disagio e alla paura in un contesto protetto dove possiamo sperimentare con le nostre emozioni ed esercitare empatia, solidarietà, tolleranza, ma anche rabbia, terrore, imbarazzo. Le sensazioni negative non devono scomparire dall’orizzonte della letteratura per ragazzi, anzi. È anche grazie alla narrativa che riusciamo a capirle e a canalizzarle.
Pensiamo a Fidanzati dell’inverno o a Noi, i romanzi fantasy di Christelle Dabos (che giocano anche con la distopia). L’autrice riesce a parlare di ansia, disturbi del comportamento, persino depressione e abuso di sostanze in un contesto bizzarro e stravagante, che può apparire innocuo ma è, invece, la cornice perfetta per raccontare quanto la realtà possa apparire estranea e minacciosa alle persone che si sentono escluse e “diverse”.
Purtroppo, però, non sempre negli ultimi tempi si è dato il giusto valore alla narrativa per ragazzi. Negli ultimi vent’anni, abbiamo visto come l’editoria, anziché provare a far evolvere le storie da un punto di vista qualitativo, abbia cercato di “spremere” fino all’ultima goccia i vari fenomeni che si sono succeduti, a partire dalla pubblicazione di Twilight: dal filone distopico a quello paranormale, fino a quello più recente dei romantasy.
Si sono prodotti tantissimi epigoni per “fare cassa”, ma in parte banalizzando e appiattendo a livello commerciale la varietà e la vastità dell’offerta. I titoli e le copertine spesso sono tutte uguali e si cerca di cavalcare trend di settore in maniera compulsiva e quasi disperata. Per capire l’evoluzione commerciale del mercato young adult, vi invito a guardare questo intervento di Stefania Di Mella che riassume le varie ondate che ha attraversato la letteratura per ragazzi, distinguendo e facendo chiarezza tra i vari target all’interno delle giovani generazioni.
Sappiamo che i ragazzi (e soprattutto le ragazze) leggono molto ma meritano la stessa qualità editoriale degli altri generi e degli altri target. Spesso, invece, si vedono schiaffare in faccia fanfiction raffazzonate da Wattpad e stampate in fretta e furia per non perdere il momentum. Qui c’è sicuramente una riflessione da fare sul fatto che la lettura oggi sia un fenomeno che compete con altri mezzi e altri strumenti di scoperta, come, appunto, lo smartphone su cui si legge sempre di più. Non è raro vedere fenomeni crossmediali come i photographic novel o i romanzi tratti da manga e fumetti, degli ibridi particolari che si appoggiano alle attività dei fandom.
A ogni modo, per quanto l’universo navigabile oggi sia molto vasto e impervio, è importante ribadire che l’offerta editoriale non solo non è da screditare ma, anzi, deve rimanere alta. Molti continuano a sottovalutare la qualità letteraria dei libri per ragazzi, considerandola una letteratura “minore” o semplificata, un mero “allenamento” per gli scrittori prima di passare “alle cose serie”, ovvero la narrativa per adulti.
Fortunatamente c’è, invece, chi fa il contrario. Come Nicoletta Verna che non ha usato la letteratura per ragazzi come trampolino di lancio ma, anzi, dopo aver riscosso parecchio successo con i primi romanzi pubblicati da Einaudi (in particolare, ha fatto molto discutere I giorni di vetro, vincitore dell’European Union Prize for Literature 2025), ha deciso di pubblicare per Rizzoli, L’inverno delle stelle, un romanzo di formazione, ambientato a Fiesole nel 1943, con una protagonista intrepida e bugiarda, dal nome maschile, Sirio. Con la sua banda di amici attraversa boschi, cave e rovine, in un mondo dove la guerra sembra ancora lontana, fino a quando il gruppo di ragazzi trova in un castello fra le colline un soldato ferito, incapace di parlare e senza memoria. È un nemico o un essere umano da salvare? Sirio sceglie la compassione e inizia una corsa contro la logica feroce della guerra.
Ho deciso di fare qualche domanda all’autrice per capire come e perché ha deciso di creare una storia destinata a un pubblico più giovane e che tipo di sfide e di rischi ha comportato questa scelta (non dev’essere stato facile, infatti, con due romanzi all’attivo, scegliere un target diverso, avvicinandosi a un nuovo pubblico).
Potete ascoltare la nostra chiacchierata qui oppure leggere la trascrizione, a seguire.
Ilenia
Prima di entrare nel merito del tuo nuovo romanzo, L’inverno delle stelle (ora in libreria per Rizzoli), volevo chiederti qual è il rapporto che hai avuto in passato con la Letteratura per ragazzi e quali sono state le ispirazioni che, magari, ti sono tornate in mente adesso scrivendo quest’opera.
Nicoletta
Sì, è un’avventura del tutto nuova, una vera sfida. Ritengo che la letteratura per ragazzi vada trattata con la stessa serietà e impegno di quella per gli adulti, anzi, con maggiore attenzione perché i libri che vanno ai ragazzi sono i primi libri che leggeranno, i libri che li formeranno. L’influenza che ha avuto per me certe storie lette in quella fascia d’età non è paragonabile a tutto ciò che ho letto dopo. I ragazzi della Via Pal a me cambiò la vita. Pinocchio, che è un libro che ho continuato a leggere per molto tempo e che continuo ora a leggere ai miei figli, è un romanzo che cambia la tua visione del mondo e delle cose. Quindi c’è davvero una forte responsabilità ma anche un grande divertimento mentre si scrive, perché sennò viene a mancare proprio la sostanza della scrittura. Quali ispirazioni ho avuto per L’inverno delle stelle? Tante. I ragazzi della Via Pal, naturalmente, per il tema della banda; ma anche libri che non sono necessariamente indirizzati ai ragazzi, anche se, secondo me, sono ottime letture per loro, come Stand by Me (Il corpo di Stephen King) che introduce la paura come modo per crescere. Anche Io non ho paura di Ammaniti. Sono tutti romanzi legati tra loro dal tema dello stare insieme, dell’amicizia. C’è la celebre frase di Stephen King che recita (proprio ne Il corpo): “Io non ho mai più avuto amici come quelli che ho avuto a 10 anni”. Quel tipo di amicizie, come il tipo di letture che fai a quell’età, ti forgiano.
Ilenia
L’inverno delle stelle è il tuo esordio nella letteratura per ragazzi. Cosa ti ha spinto verso questo pubblico? Quali sono le principali differenze o aggiustamenti che ti sei trovata a fare rispetto alla narrativa per adulti in fase di stesura?
Nicoletta
I giorni di vetro è un romanzo estremamente crudo e cupo. Mi attraeva moltissimo l’idea di potere raccontare quegli stessi fatti (lo stesso periodo storico), però, con uno sguardo diverso, con una luce diversa, che è la speranza dei bambini. Sui bambini in guerra c’è molta letteratura… non è che la vivano con spensieratezza, però, per esempio, non manca mai il gioco. L’idea di futuro non viene mai a mancare nei bambini. Mi piaceva moltissimo l’idea di potere rappresentare una tragedia, senza edulcorarla, ma senza nemmeno perdere mai di vista, ripeto, la speranza. Sirio non smette mai di credere che la guerra finirà. Volevo anche parlare in modo più chiaro e diretto. Qui ho potuto permettermi il lusso di far dire: “La guerra è una cosa stupida”. Punto. Ai ragazzi si può parlar chiaro, senza sovrastrutture e senza tanti giri di parole. Ho dato più spazio anche alla dimensione dell’avventura e dell’amicizia. Poter premere un po’ l’acceleratore sull’azione mi è congeniale e l’ho fatto con gioia e divertimento.
Ilenia
Già ne I giorni di Vetro avevi messo la Storia al centro della finzione, creando un intreccio dove dimensione privata e dimensione storica si sovrappongono. Anche qui la Seconda Guerra Mondiale e la Resistenza sono il motore delle vicende che coinvolgono Sirio e la sua banda. Qual è stata per te l’urgenza di tornare a parlare di lotta al fascismo, e soprattutto di farlo parlando ai ragazzi? Cosa può raccontare la Letteratura che vada oltre i libri di Storia su cui studiano?
Nicoletta
Un buon saggio storico racconta nella maniera più chiara e documentata possibile un fatto, quindi il valore del saggio è nella sua specificità. In letteratura è il contrario, la letteratura parla dell’universale. Nel raccontare una vicenda totalmente inventata si apre la porta del possibile, una dimensione estremamente affascinante in cui potersi tuffare. La base storica è sempre fondamentale e deve essere sempre alle spalle come un’ombra che, però, non deve prevalere. Chi legge un romanzo non vuole sapere la Storia nei minimi dettagli perché sennò si legge un saggio, ma all’interno dell’intreccio l’ambientazione dev’essere credibile.
Ilenia
La protagonista del tuo romanzo, Sirio, è una bambina intelligente, indomita e anche un po’ presuntuosa. Ma soprattutto bugiarda, una vera e propria narratrice che prova a rendere più fantasiosa la Fiesole ombrosa del 1943. In tanta narrativa per ragazzi, già da molti anni, ormai, si vedono sempre più eroine che, però, non si limitano a essere il classico stereotipo della “strong female character” e, aggiungerei io, menomale. Ovvero non sono personaggi inscalfibili senza vulnerabilità, altrimenti corriamo nel rischio opposto alla mancanza di rappresentazione ovvero alla stereotipizzazione (che rimane una rappresentazione appiattita). Volevo chiederti se, in fase di scrittura, hai riflettuto su questi rischi e queste opportunità legate alla creazione di una protagonista femminile che fosse d’ispirazione per le giovani donne ma anche “vera” e autentica.
Nicoletta
Sì, è fondamentale rendere dei tipi letterari, senza cadere nello stereotipo. L’eroe perfetto non interessa più a nessuno e non esisterebbe la narrativa senza i conflitti. Secondo me, Sirio ha addirittura più difetti che pregi: è bugiardissima, è arrogante, è anche un po’ bulletta, presuntuosa, egocentrica, incosciente. Però queste caratteristiche servono a nascondere il terrore di quello che sta vivendo. La bugia è il meccanismo per fuggire dalla realtà. Dante, un altro dei protagonisti, le chiede: “Ma perché dici tante bugie?”. Lei risponde: “Perché la realtà fa schifo”. Nonostante tutto crede moltissimo negli uomini e nel bene, è altruista e generosa. D’altra parte, è attraverso i personaggi negativi o comunque nei personaggi che sbagliano, più che attraverso quelli positivi, che nasce nei lettori l’empatia. La perfezione è “sterile”.
Ilenia
A proposito di questo, nel romanzo Sirio incontra molti personaggi realmente esistiti: da Anna Maria Ichino, partigiana fiorentina, fino a Margherita Hack. Puoi raccontarci perché hai inserito queste figure storiche e che rilievo hanno avuto nel suo percorso di formazione? In generale, qual è l’importanza di ricordare quelli che poi sono diventati dei veri e propri modelli femminili in un periodo storico in cui le donne – per lo meno sui manuali di Storia – ancora faticano a trovare spazio?
Nicoletta
Ecco, questa è un’altra differenza, secondo me, tra letteratura per adulti e letteratura per ragazzi: la figura del mentore. Nel romanzo per ragazzi è proprio un classico leitmotiv, la figura dell’adulto che diventa un maestro, un aiutante che accompagna il protagonista nel passaggio all’età adulta. Non dimentichiamo che Sirio non ha un padre, quindi lei è alla continua ricerca di punti di riferimento e trova solo donne per due motivi. Il primo è che la Resistenza e la guerra di liberazione sono state rese possibili da tantissime donne, di cui, purtroppo, si è persa completamente la memoria. Anna Maria Ichino in casa sua ha ospitato per anni gli esuli, gli ebrei, i ricercati. A Firenze è stata fondamentale. Tanti uomini poi sono entrati in politica mentre le donne dopo il momento d’oro della Resistenza sono tornate nei ranghi. Questa è realtà storica e, quindi, è giusto ricordare queste protagoniste. L’altro è un motivo storico, cioè durante la guerra, la società viene tenuta in piedi dalle donne perché gli uomini sono al fronte. Quindi è perfettamente credibile che Sirio sia guidata da due mentori femminili e non maschili.
Ilenia
Per via dell’intento pedagogico di alcune opere della letteratura per ragazzi, molti lettori adulti si avvicinano sospettosamente a questa narrativa, temendo una sorta di moralismo di fondo. Nel tuo libro, almeno questa è stata la mia lettura, c’è invece un continuo tentativo di mostrare l’ambivalenza e l’ambiguità del reale. A questo proposito volevo chiederti se vuoi parlarci del Mostro di questa storia. In ogni grande storia ci dev’essere un Mostro e Sirio e la sua banda ne trovano uno nel bosco. Cosa hanno ancora da dirci i mostri e che tipo è quello che hai inserito nel romanzo?
Nicoletta
Il mostro de L’inverno delle stelle non è il mostro ottocentesco alla Frankenstein, non ha a che fare con la deformità o con la non conformità ai modelli. Quanto più con l’incontro con l’Altro sconosciuto. Il mio mostro è un essere umano, anche un bell’uomo, si tratta di un soldato che trovano nel sotterraneo di un castello (qui ricorre il registro della fiaba). Ha perso la memoria e non parla, in seguito si scoprirà che è un soldato tedesco, quindi un nemico. Qui sta il dilemma: salvarlo in quanto essere umano oppure lasciarlo morire perché è della fazione opposta? La sua mostruosità, quindi, è rappresentata più dall’ambiguità morale che scatena negli altri personaggi, dalla paura che deriva dall’ambivalenza stessa del male. Tutto è giocato sul concetto di nemico, ma chi è davvero il nostro nemico? La guerra ci dà nemici facili da individuare, ma nella vita è tutto diverso e più complicato.
Ilenia
A partire dal nome della protagonista, nel libro ci sono tanti riferimenti al cosmo, è una passione che condividi con Sirio?
Nicoletta
Indirettamente, è un’ispirazione che deriva dalla mia storia familiare. Mio padre, che è nato nello stesso anno di Sirio, cioè nel 1930, era un grande appassionato di astronomia. Venendo da una famiglia umilissima non ebbe modo di studiare, ma divenne ugualmente piuttosto competente in ambito astronomico. Mi ha sempre colpito molto perché per me l’astronomia rappresenta la grande ambizione degli uomini, la sfida di volere comprendere tutto, anche corpi celesti lontanissimi da noi anni luce. Inoltre, proprio per questo, il cosmo è il perfetto contraltare per le guerre, che invece rappresentano la piccolezza degli uomini, i loro istinti più vili e la loro miopia. Volevo ricreare il contrasto tra la stupidità della guerra e invece la pace e l’immensità dell’universo.
Quali sono le storie che hanno colpito la vostra immaginazione da piccoli e hanno formato il vostro gusto da lettori? Fatemelo sapere qui sotto nei commenti.
Intanto, vi auguro come sempre buone letture, ci sentiamo al prossimo numero di Inside Books!
Se hai dei suggerimenti su tematiche da affrontare, libri, meme e/o dritte di ogni tipo, scrivimi pure sui miei account social. Se vuoi informazioni sull’abbonamento scrivi a: info@nredizioni.it







Io sono nata nel 1991, ho iniziato a divorare libri soprattutto grazie a Harry Potter (la Pietra Filosofale qui è uscito nel ‘98). Però ricordo con molte altre storie e altre saghe che ho letto con piacere. In particolare sono affezionatissima a un libro del Battello a Vapore, “Quando eravamo cavalieri della Tavola Rotonda” di Renato Giovannoli ❤️
Ciao Ilenia, ho quasi 50 anni, e i libri per ragazzi che mi hanno formato sono tutti quelli di Salgari! e poi un libro fantasy che si chiama "Il canto di Acchiappacoda" una lotta fra il bene e il male con protagonisti i gatti. Ho tre figlie e in effetti ultimamente faccio un po' fatica a scegliere libri per e con la più piccola, che ha 12 anni....