Il tema della casa infestata nella letteratura angloamericana
Una conversazione con Gaetano Pagano, angloamericanista e anglista, studioso di monster studies e queer gothic
Gaetano Pagano, angloamericanista e anglista, si occupa in vari modi di istruzione, letteratura e arte. I suoi studi spaziano da Francis Scott Fitzgerald a Philip Roth, da Edgar Allan Poe a Shirley Jackson. Particolarmente dedito a monster studies, queer gothic e vari rami del fantastico, ha scritto un libro per effequ insieme a Francesca Giro, si chiama Monstrumana ed è un viaggio tra i ‘mostri umani’ della letteratura, da Frankenstein e Dracula a Sophie Fevvers e Gollum. Prima di essere un libro, Monstrumana è un podcast, e sta per tornare per una nuova èra di mostruosità letterarie, anche americane.
Gaetano è un esperto di case infestate letterarie, ha dedicato gli ultimi cinque anni proprio a capire come funzionano. A brevissimo, il 13 febbraio, partirà il suo corso online dedicato all’argomento: Hauntings. La letteratura angloamericana attraverso le case infestate. Tredici incontri per guardare l’America attraverso il vetro opaco ma accecante delle sue numerose haunted houses, che hanno tanto da dire su un’identità letteraria come quella statunitense che fin dai suoi esordi è indissolubilmente legata all’orrore. Il corso, aperto a tutti, cercherà di sondarne le motivazioni.
Nel mio viaggio esplorativo delle origini della letteratura statunitense, non potevo non rivolgermi a lui per approfondire alcune tematiche legate all’orrore, ai fantasmi e ai traumi nascosti del passato americano. Studiando Edgar Allan Poe, Hawthorne e Melville, infatti, si nota una chiara propensione per le tenebre dell’umanità, per l’inspiegabile e l’ingovernabile, per “il sangue”, come ha scritto Vittorini. Qui gli appunti della nostra conversazione.
D.H. Lawrence parla per Poe di vampirismo. Nel racconto sulla famiglia Usher possiamo leggere l’entità della casa come un parassita che si nutre di chi la abita?
È piuttosto facile dire se una casa sia haunted o no; meno facile è dire perché. Dopotutto, le domande più interessanti sono quelle senza risposta. La maggior parte dei critici concorda sul fatto che, per essere definita tale, una haunted house debba somigliare in qualche modo a un “organismo vivente” (utilizzo volontariamente l’espressione di Shirley Jackson nell’incipit memorabile del suo The Haunting of Hill House). E molto spesso considerare la casa infestata come un ‘corpo’ senziente e vivo ha condotto a riflessioni su come la casa consumi i suoi abitanti, come appunto se si nutrisse di loro. È una questione centrale nello studio dello haunting perché rimanda a uno dei valori simbolici più vistosi della haunted house: essa ha costituito nella storia della letteratura una metafora eccellente della struttura socioeconomica capitalista improntata sul consumo, sul classismo e quindi su sopraffazione e violenza. Mentre ci sono opere letterarie in cui questo aspetto è più evidente (Burt Offerings di Robert Marasco è probabilmente l’esempio più esplicito, perché la casa si nutre dei suoi abitanti borghesi per rimpolpare i ricchi), in altri testi la questione è più sfumata. Tra questi, annoveriamo proprio il racconto di Poe, The Fall of the House of Usher.
Una cosa che mi ha sempre colpito di quello che è considerato il racconto capostipite della tradizione letteraria statunitense sulle case infestate è che si tratta di una storia senza fantasmi. Qui la casa è haunted in altri sensi.